È possibile fare leva sulle emozioni dei consumatori per sviluppare strategie di marketing più efficaci? Sì, grazie al neuromarketing.
Cos’è il neuromarketing e come agisce?
Lo abbiamo chiesto a Giuliano Trenti, fondatore e presidente di Neurexplore, che attraverso la nostra nuova rubrica video H Factor fornirà alla community di Hospitality insight di neuromarketing da applicare al settore dell’ospitalità e della ristorazione.
“Il neuromarketing rappresenta la nuova frontiera del marketing che prevede l’applicazione di conoscenze di tipo neuroscientifico e comportamentale alle tradizionali strategie di marketing, con l’obiettivo di aumentarne i risultati. Il neuromarketing si basa sul principio che le emozioni siano uno degli aspetti più importanti nel determinare le nostre scelte e i nostri comportamenti”, spiega Trenti.
Cosa spinge i consumatori a dire di sì ad un acquisto?
Ricerche e studi hanno dimostrato che non è la sostanza, ma il tipo di messaggio a fare la differenza. Un esempio: i destinatari di una proposta commerciale sono disposti a spendere fino a tre volte di più per un prodotto se, pur non conoscendone le caratteristiche, gli è stata raccontata la storia dell’azienda o del fondatore. Un corretto storytelling è infatti in grado di far emozionare, suscitando interesse e spingendo all’acquisto.
“L’essenza del neuromarketing sta nell’aumentare il valore percepito di una proposta. Oggi sappiamo che i desideri delle persone non dipendono da elementi comunicativi ma dalle loro esperienze, dalla loro cultura e da elementi di apprendimento. Le tecniche di neuromarketing possono quindi fornire più chance di successo a una iniziativa”, aggiunge l’esperto.
“Siamo ciò che mangiamo” la neurogastronomia
Con l'obiettivo di supportare il business della ristorazione e del food & beverage, è nata la neurogastronomia, branca delle neuroscienze che studia come si comporta e cosa prova il nostro cervello durante un’esperienza enogastronomica.
Come creare le migliori condizioni perché l’esperienza enogastronomica sia più efficace e appagante?
Nelle ricerche di mercato più innovative non si chiede più alle persone se piace o meno quel piatto, quel packaging o l’atmosfera di quel ristorante ma si interroga direttamente il loro cervello attraverso parametri molto più oggettivi.
“Sono diversi gli elementi percettivi usati con l’obiettivo di modulare l’intensità dell’esperienza enogastronomica. Ad esempio, forma e colore del piatto influenzano notevolmente il tipo di percezione dello stesso identico alimento. Lo stesso cibo non avrà mai lo stesso gusto se mangiato in mensa o in un ristorante stellato con luce soffusa e musica di sottofondo, e questo perché si mangia più con la mente che con la bocca”, conclude Giuliano Trenti.
Segui la nuova rubrica H-Factor sui canali social @hospitalityriva #hospitalityriva. Ogni settimana quiz e video sul neuromarketing per il turismo e l’ospitalità e sulla neurogastronomia.
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