La cucina italiana è Patrimonio UNESCO: un riconoscimento che parla di ospitalità, territori e futuro

Donnerstag, 11. Dezember 2025

Il 10 dicembre 2025 la cucina italiana è stata ufficialmente riconosciuta dall’UNESCO come Patrimonio culturale immateriale dell’umanità.

Si tratta di una decisione storica: per la prima volta non viene celebrata una singola tecnica gastronomica, ma un’intera tradizione culinaria nazionale, con il suo ricchissimo mosaico di usanze e tradizioni regionali e familiari, inseriti tra gli elementi culturali più rappresentativi del mondo.

Il riconoscimento valorizza non solo la qualità dei piatti italiani, ma soprattutto i rituali, i gesti quotidiani, la convivialità e il profondo legame con i territori. La consacrazione di quella che viene definita “la cucina degli affetti”, un patrimonio vivo e in continua evoluzione grazie alle comunità che lo custodiscono e lo tramandano.



Un patrimonio fatto di qualità, sostenibilità e identità: i valori che guidano Hospitality


La candidatura “La cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale” ha messo in evidenza l’attenzione alle materie prime, la tutela della biodiversità, il rispetto della stagionalità, i saperi artigianali e il ruolo della cucina come luogo di relazione e inclusione. Valori che da sempre guidano la visione di Hospitality – Il Salone dell’Accoglienza, dove il mondo HoReCa si incontra per dialogare su qualità, innovazione consapevole e cultura enogastronomica.

 

Durante l’ultima edizione della fiera, Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia, ha ricordato come la nostra cucina sia legata indissolubilmente alla cura del territorio, al rispetto delle filiere e a un approccio responsabile alla produzione e al servizio. Il sigillo UNESCO rafforza questa visione, invitando istituzioni, imprese e operatori a tutelare e tramandare un patrimonio che è, prima di tutto, culturale.



UNESCO come motore di crescita per turismo, imprese e lavoro


Uno degli aspetti più interessanti del riconoscimento ottenuto dall’UNESCO riguarda gli impatti economici. 

 Secondo le prime risultanze dello studio condotto da UnitelmaSapienza, i siti e gli elementi riconosciuti dall’UNESCO generano ricadute significative in termini di turismo, occupazione e investimenti.

I dati parlano chiaro:

  • Nel post-Covid, i siti UNESCO in Italia hanno registrato un aumento del 53% degli arrivi nel primo anno, rispetto al 41% dei siti non UNESCO; le presenze sono cresciute fino al +14,87% (contro +2,5% della media nazionale).

  • Nel settore agroalimentare il riconoscimento produce effetti positivi anche nel medio periodo:

    • Pantelleria, dopo la tutela UNESCO della viticoltura ad alberello per lo Zibibbo, il turismo fuori stagione è aumentato del 75% e gli agriturismi del 500% in dieci anni.

    • Per i pizzaiuoli napoletani, l’iscrizione del 2017 ha portato a un incremento del +284% dei corsi professionali, con un boom di scuole all’estero (+420%).

    • Nelle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, patrimonio UNESCO dal 2019, le strutture ricettive sono cresciute del +45,4%, contro una media del 3% in aree simili non riconosciute


Questi dati indicano come la proclamazione della cucina italiana patrimonio dell’UNESCO potrebbe diventare un potente driver di sviluppo per il turismo enogastronomico, per le produzioni locali e per l’occupazione lungo l’intera filiera dell’accoglienza.


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Il ruolo dell’enoturismo


Il riconoscimento UNESCO arriva in un momento di profonda trasformazione per l’enoturismo, un settore che negli ultimi anni si è affermato come leva strategica per le economie locali e per l’intero comparto dell’accoglienza. Durante la recente edizione di  Fine Italy, il primo salone nazionale dedicato all’enoturismo (organizzato da Riva del Garda Fierecongressi), Roberta Garibaldi ha sottolineato come questo segmento valga già oltre il 30% dei profitti per molte cantine. Un comparto in piena evoluzione, che investe in servizi, competenze, tecnologie e che oggi rappresenta uno dei motori più dinamici del turismo esperienziale italiano.

Proprio per la sua capacità di connettere territorio, cultura gastronomica e ospitalità, l’enoturismo si inserisce con coerenza nel solco del riconoscimento UNESCO: un modello che esalta identità, autenticità e qualità, generando valore per imprese e comunità.


In questo contesto, Hospitality si conferma l’appuntamento di riferimento per interpretare i cambiamenti in corso e costruire nuove connessioni e sinergie tra ristorazione, hotellerie, turismo e filiere produttive. Un luogo in cui tradizione e innovazione dialogano e dove il riconoscimento può trasformarsi in un’opportunità concreta per rinnovare l’offerta e rafforzare l’attrattività dei territori.

 

In questa prospettiva, durante la 50a edizione di Hospitality – in programma dal 2 al 5 febbraio 2026sarà presentato in anteprima il Rapporto completo sull’Enoturismo in Italia a cura di Roberta Garibaldi. Un documento fondamentale per comprendere l’evoluzione del turismo del vino e individuare le strategie che possano supportare una crescita realmente sostenibile per destinazioni e imprese del comparto.