Più piccolo per fatturato rispetto al vino ma con margini di ricavi più alti per i produttori e particolarmente vivace nelle esportazioni… È il mondo degli spirits che in Italia unisce tradizione, innovazione e saper fare, affermandosi come settore sempre più rilevante. A testimoniarlo sono i dati dell’Osservatorio Wine&Spirits di Federvini, elaborato da Nomisma Wine Monitor e Mediobanca.
Gli spirits italiani segnano le performance migliori nell’esportazione, non solo di grappa, ma anche di rum (per un valore di 123 milioni di euro nel 2018), vodka (71 mln €) e whisky (56 mln €). I liquori costituiscono la principale voce dell’export italiano di spirits (ben il 42% per un valore di 405 milioni di euro) e posizionano l’Italia nel mondo al secondo posto dopo la Germania. Scende a 4 punti la percentuale per i superalcolici che generano però un valore di 970 milioni di euro; appena 44 milioni il valore dell’export della grappa, il doppio rispetto al gin (22 milioni) lavorato da una cinquantina di piccole aziende che propongono un prodotto di altissima qualità.
Le aziende produttrici di spirits (1.998) e quelle di liquori (2.749) sono principalmente concentrate in Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Veneto e raggiungono dei margini di fatturato spesso superiori a quelli del vino, grazie all’export.
Dal punto di vista del consumo, l’Italia è in controtendenza rispetto al mercato degli altri Paesi dove crescono i consumi di whisky, gin e distillati a base agave e calano quelli di vodka, rum e brandy. Il consumo degli spirits in Italia è invece da anni in costante diminuzione.
Nel nostro Paese si bevono meno drink, ma cocktail e alcolici fanno ancora tendenza nonostante siano cambiate le abitudini di consumo. Il 23% dei consumatori ha ridotto negli ultimi 2-3 anni il consumo di amari/liquori dolci fuori casa (in ristoranti, winebar, altri locali), mentre il 20% ne ha ridotto le quantità anche a casa. Il consumo si conferma sempre più legato al ciboe alla convivialità: l'82% dei consumatori beve amari/liquori dolci principalmente dopo i pasti (l’89% tra i soli Baby Boomers), mentre solo il 10% (che sale al 14% tra i Millennials) li consuma soprattutto all'aperitivo. Il weekend, indicato dal 67% dei consumatori (il 78% tra i Millennials), è il momento di consumo preferito. Gli amari/liquori dolci da consumare in casa vengono scelti soprattutto in base alla marca (il 28% dei consumatori la indica come primo criterio di scelta), mentre prezzo basso, origine e presenza di ingredienti specifici sono i primi driver di scelta solo per una quota minore di italiani (10%). Sulle modalità di consumo si predilige l'assunzione in purezza, non miscelata, senza ghiaccio (48%), a temperatura ambiente (31%), freddo con ghiaccio (21%).
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